A 1800 metri dall'inferno, una diga costruita negli anni "20 ha resistito nonostante la potenza e la durata dell'evento. E' un caso oppure chi l'ha progettata ha adottato tutti i criteri necessari perché già sapeva di trovarsi in un luogo ad alto rischio sismico visto che a breve distanza da lì ci "passa" una delle faglie più attive del mondo?
In quest'ultimo caso viene da chiedersi come mai chi ha costruito le abitazioni del piccolo borgo, adagiato ai piedi dei bellissimi monti della Laga, non abbia adottato le stesse accortezze...in fondo è dai tempi degli antichi romani, se non prima, che l'uomo cerca di mitigare gli effetti del sisma costruendo opere con tecniche antisismiche.
Siamo ormai abituati a vedere case sbriciolarsi sotto gli effetti di terremoti neanche tanto potenti. Perché?
Non dovrebbero essere, le nostre abitazioni, nuove o datate che siano, i luoghi più sicuri in cui stare?
Come mai, almeno in quel tempo, si costruivano case "appiccicando" sasso su sasso ed ignorando i criteri basilari della solidità mentre si realizzavano già opere grandiose, ardite, destinate a durare secoli, a resistere a piene devastanti e a "sconquassamenti" di ogni genere, come nel caso delle dighe, appunto.
Mi rendo conto di essermi dilungato abbastanza in un discorso che doveva essere solo accennato in quattro righe, è stato più forte di me. La brevissima distanza che separa un borgo ormai inesistente alla grandiosa opera che mi accingo a documentare, ritengo che sia mia complice.
Prima di continuare però vorrei attendere un poco, per dare il tempo a chi lo volesse fare, di riflettere su quanto accaduto, quando la vita in questi luoghi si è fermata a quella tragica notte. A chi "sopravvive" tra innumerevoli problemi, in un freddo container, e a chi non c'è più, sepolto da freddi "fantasmi di pietra".
Come un simbolico "minuto di silenzio"...
